Storia del Comune

La città di Marigliano è situata nell’Agro nolano, all’interno dell’area delimitata dal Vesuvio e il monte Somma e dai rilievi calcarei del Baianese - Nolano. Questo territorio si sviluppa intorno ad un articolato centro storico, estendendosi verso oriente in quartieri di più recente edificazione. Lo schema urbanistico del centro antico rimanda chiaramente all’originaria tipologia romana. Infatti è caratterizzato da sette cardini in direzione Est-Ovest e da due decumani con orientamento Nord-Sud, con quattro porte d’accesso che oramai non esistono più. Due porte erano situate nell’attuale via Giannone e le restanti due erano posizionate all’inizio delle strade Salvator Rosa e Porta San Pietro.
Non si possiedono sufficienti informazioni per poter stabilire la data esatta della fondazione della città di Marigliano. Secondo alcuni storici, il suo territorio faceva parte di un campus romanus che si estendeva dalle falde del Vesuvio fino all’attuale Pomigliano d’Arco. In questi luoghi, il console Marco Claudio Marcello pose i suoi accampamenti quando accorse in aiuto di Nola assediata da Annibale dopo la battaglia di Canne nel 216 a. C.. Successivamente, il console Quinto Fabio Massimo fissò nella medesima area il quartiere d’inverno delle sue legioni.
Dopo la caduta dell’Impero d’Occidente anche la Terra di Marigliano fu colpita dalle invasioni barbariche che provocarono devastazioni in tutta l’area. Da quattro pergamene risalenti al X secolo sappiamo che il territorio apparteneva, allora, alla Liburia Ducale di Napoli.
Nel 1132, tuttavia, il duca di Napoli, Sergio, si sottomise al re normanno Ruggero II d’Altavilla, determinando così l’inizio dell’età feudale anche per Marigliano e i paesi limitrofi. Il primo signore del feudo mariglianese fu Roberto de Medania, conte di Acerra, cui successe il figlio Riccardo. Dal 1194, Marigliano passa sotto il dominio Svevo e successivamente fu concessa, insieme alla contea di Acerra, a Tommaso, conte di Aquino, e poi al nipote Tommaso II che continuò a tenere il dominio sulla Terra di Marigliano fino alla venuta di Carlo I, ad opera del quale fu privato dei suoi possedimenti. Il figlio di Tommaso II, Adinolfo, recuperò per breve tempo il feudo perso, grazie alla benevolenza del re Carlo II. Sotto il dominio di Filippo II, nipote di Carlo II, le terre di Acerra e Marigliano vennero saccheggiate dall’esercito ungaro di Luigi, re d’Ungheria, in cerca di vendetta per la morte del fratello Andrea, marito della regina Giovanna I, assassinato nel 1345.
Nel XV secolo, dopo numerose successioni, il territorio di Marigliano passò sotto il possesso di Annecchino Mormile che lo aveva acquistato per 7700 ducati. Nel 1421, essendosi ribellato alla regina Giovanna II, subì l’assedio delle truppe mercenarie di Braccio da Montone. Dopo questo evento, il feudo di Marigliano fu concesso ad Antonio del Balzo Orsino che, alla sua morte, lo lasciò nelle mani del re Ferdinando I d’Aragona. Nel 1479, il re concesse il feudo ad Alberico Carafa, nominato conte dopo circa tre anni, il quale avviò la trasformazione del territorio di Marigliano in un contado. Molte furono le opere di ricostruzione e di restauro avviate dalla famiglia Carafa. Tra queste ricordiamo i lavori che interessarono la Chiesa di S. Maria delle Grazie e la Chiesa di S. Vito.
Durante la discesa di Carlo V, Alberico II si schierò a favore della lega antiasburgica, la cui sconfitta determinò la confisca della contea di Marigliano che fu concessa a Ferrante Gonzaga. Numerosi furono i successivi passaggi di possesso del territorio mariglianese: da Cesare Gonzaga esso fu venduto a Vincenzo Carafa che, morto di crepacuore nel 1573, mise i suoi beni gravati dai debiti in vendita all’asta. Tali beni furono acquistati dal banchiere Geronimo Montenegro a cui venne concesso il titolo di marchese dall’imperatore Filippo II. Ancora una volta il feudo venne ceduto a Cesare Zattera di Genova che lo vendette, poi, a Giulio Mastrillo, insignito del titolo di duca nel 1644. La famiglia Mastrillo mantenne il potere su Marigliano, attraverso alterne vicende, fino all’abolizione della feudalità. Il 2 aprile 1896, il Re Umberto I e il presidente Crispi firmarono un decreto con cui veniva concesso a Marigliano il titolo di “Città”.
Fin dall’epoca feudale l’attività agricola è sempre stata una risorsa importantissima per l’economia del territorio e per i suoi cittadini. Oggi la situazione è leggermente cambiata: la coltivazione degli ortaggi non è più caratterizzata da prodotti specifici ma, oltre che a ridursi notevolmente, si è enormemente generalizzata, perdendo così le sue connotazioni tipiche. Fino ad alcuni decenni fa, le campagne di Marigliano erano famose in tutto l’Agro nolano per la produzione di patate e pomodori oltre che di altri ortaggi propri della tradizione contadina. La coltivazione di questi prodotti era favorita dal terreno di origine vulcanica, ricco di minerali, in particolare di fluoro e selenio, che rendono gli ortaggi ancor più gustosi e preziosi dal punto di vista nutritivo. Ad essere particolarmente apprezzata era soprattutto la patata mariglianese che in passato godeva di molta notorietà: basti pensare che fino agli anni ’60, dalla stazione di Marigliano partivano vagoni carichi di patate diretti anche all’estero, soprattutto in Germania.
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